Le Comunità Energetiche Rinnovabili
Cosa sono le comunità energetiche, il ruolo della rete e il loro apporto nel processo di transizione energetica
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Innovazione e resilienza al servizio della transizione ecologica: le comunità energetiche sono tra i “nuovi” player nel processo che sta traghettando il nostro Paese verso uno degli obiettivi più importanti del secolo: la decarbonizzazione.
Una sfida da affrontare e un ruolo, quello della rete di distribuzione, fondamentale nell’abilitare un cambiamento più che mai in atto e necessario.
Ma quali sono gli attori con cui il gestore della rete di distribuzione si trova sempre di più a dialogare? Tra questi stanno emergendo le comunità energetiche: secondo uno studio del Politecnico di Milano, entro 5 anni saranno circa 40 mila, coinvolgendo oltre un milione di famiglie e diecimila piccole e medie imprese.
La creazione di comunità energetiche sta crescendo a vista d’occhio in Europa e, per il 2050, si stima che 264 milioni di cittadini europei si uniranno al mercato energetico come prosumer generando circa il 45% dell’elettricità rinnovabile complessiva delle comunità.
Cos'è una Comunità Energetica
Le Energy Community sono entità “prosumer”, crasi di producer (o professional) e consumer, che non si limitano cioè al solo ruolo passivo di consumatore ma partecipano attivamente alle diverse fasi del processo produttivo dell’energia elettrica.
Le CER (Comunità Energetiche Rinnovabili) sono soggetti giuridici, definiti dal decreto legislativo 199/21 e regolati da ARERA (con le delibere 318/2020/R/EEL e 727/2022/R/eel), che prevedono la partecipazione aperta e volontaria di soggetti (chiamati comunemente azionisti o membri) situati nelle vicinanze di impianti di produzione che, ai fini dell’energia condivisa, risultano nella disponibilità e sotto il controllo della comunità energetica
Quali sono i passi per costituire una Comunità Energetica?
La prima cosa da fare è individuare l’area in cui si intende installare l’impianto della comunità e valutare quali fra i potenziali membri della comunità siano nella stessa area geografica di riferimento. Visita la sezione dedicata per avere tutti i dettagli sui vari passi da seguire per costituire una comunità energetica.
Una volta ricevuta la conferma di quali soggetti possono far parte della comunità, deve essere costituito il soggetto giuridico che si caratterizzerà come la comunità energetica rinnovabile.
Il passo successivo consiste nella messa in funzione dell’impianto. L’impianto non deve necessariamente essere di proprietà della comunità: può essere messo a disposizione da uno solo o più dei membri partecipanti o addirittura da un soggetto terzo.
Una volta messo in esercizio l’impianto, la comunità può fare istanza al Gestore dei Servizi Energetici (GSE) per ottenere gli incentivi previsti.
Le Comunità Energetiche in Italia
In Italia le prime esperienze di Comunità Energetiche Rinnovabili risalgono ai primi anni 2000: si trattava di piccole realtà localizzate soprattutto nel Nord Italia.
Al momento le comunità energetiche esistenti si configurano come progetti sperimentali, che intendono individuare le best practice sul tema. Tali community, imperniate per lo più su impianti di generazione fotovoltaici di taglia compresa tra i 20 e i 50 kWp, si caratterizzano per l’elevata flessibilità in termini di soggetti coinvolti e di configurazione.
Alcune sono fortemente legate al territorio, mentre altre si distinguono, appunto, per la condivisione di pratiche mirata a un uso più efficiente delle risorse energetiche o per la produzione e l’autoconsumo di energia rinnovabile.
Il quadro normativo e regolatorio nazionale e direttive europee
Nel complesso quadro economico e geopolitico che stiamo vivendo diventa sempre più importante accelerare verso politiche green verso le quali i governi mondiali sono trainati non solo dall’emergenza climatica, ma anche dall’innovazione continua.
Da qualche anno, l’Unione Europea è stata tra i principali propulsori in questo senso:
- la Direttiva RED 2009/28/CE, con l’approvazione del primo pacchetto Clima Energia, aveva posto le basi per le prime azioni di sostegno agli investimenti in tecnologie di generazione di energia da fonti rinnovabili, introducendo una serie di obiettivi, soprattutto in direzione della riduzione delle emissioni del 20 per cento rispetto ai livelli del 1990, e di una penetrazione delle rinnovabili sui consumi finali lordi pari al 20 per cento entro il 2020.
- Il Clean Energy Package, un insieme di direttive che hanno, tra le altre cose, l’obiettivo di ridurre, entro il 2030, le emissioni a livello comunitario del 40 per cento e il target di penetrazione delle rinnovabili sui consumi finali lordi fissato al 32 per cento.
- Direttiva UE 2018/2001 sulle energie rinnovabili, detta anche RED II, che ha previsto le cosiddette REC (Renewable Energy Community).
La regolamentazione italiana prevede:
- il DL 162/2019 Milleproroghe, poi convertito in Legge n. 8/2020, che regola le Comunità Energetiche previste dalla Direttiva Europea RED II.
- il D.Lgs. 199/2021 ha attuato la Direttiva Europea RED II, direttiva UE 2018/2001, sull’uso dell’energia da fonti rinnovabili.
- La delibera ARERA 318/2020/R/eel del 4 agosto 2020 ha avviato in via transitoria la regolazione dell’energia elettrica oggetto di condivisione in edifici o condomini (Autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente) e nell’ambito di comunità di energia rinnovabile.
- La delibera 727/2022/R/eel del 27 dicembre 2022, con cui l’ARERA ha approvato il Testo Integrato Autoconsumo Diffuso (TIAD) che disciplina le modalità per la valorizzazione dell’autoconsumo diffuso per le configurazioni previste dai decreti legislativi 199/21 e 210/21, tra cui le Comunità Energetiche.
Le Comunità Energetiche: la tecnologia
Non solo leggi. Lo sviluppo delle comunità energetiche è possibile ed è abilitato anche dall’innovazione e quindi da tutte le nuove tecnologie a disposizione non solo per la generazione di energia rinnovabile, ma anche per il suo accumulo e per il monitoraggio dei consumi ai fini dell’efficienza energetica.
- Sistemi di accumulo di energia
Fondamentali sono i sistemi che consentono di immagazzinare quantità di energia elettrica per poi restituirla nei momenti in cui serve.
Le tecniche sono varie, dai sistemi di accumulo elettrochimico tramite le batterie, a quello idroelettrico tramite centrali di pompaggio, e nascono dalla necessità di massimizzare lo sfruttamento dell’energia dispacciata. Questo perché le risorse rinnovabili usate per la produzione in questi casi sono per la loro stessa natura (come nel fotovoltaico) fonti “non programmabili” e intermittenti, cioè non possono essere previste con certezza in anticipo. Di conseguenza gli impianti di produzione devono dotarsi di tali dispositivi per la gestione e lo stoccaggio.
L’efficienza energetica dei più moderni accumulatori è circa pari al 95%, mentre il ciclo di vita può arrivare a superare le 10.000 cariche. - Dispositivi intelligenti
Non solo accumulo. L’innovazione va anche nella direzione del monitoraggio, grazie ai dispositivi di smart metering, e di scambio dati con la rete: anche questo è un elemento centrale nel rapporto tra comunità e infrastruttura di distribuzione.
La transizione energetica e il ruolo della rete
Con l’avvento dei prosumer e delle comunità energetiche è evidente come si stia passando da un modello energetico che non è più lineare, ma bidirezionale, non più centralizzato e basato sulle fonti fossili, ma decentralizzato, che punta sulle rinnovabili.
Ad abilitare questo shift è sicuramente la tecnologia con le sue soluzioni smart che rendono possibile la digitalizzazione della rete e la sua “flessibilità”.
La rete di un futuro che è già in atto è quindi resiliente e dinamica, capace di cambiare così come cambiano le condizioni, il contesto esterno, le esigenze e i comportamenti dei clienti, poiché se muta lo scenario delle utenze connesse l'infrastruttura deve essere pronta ad anticipare e intercettare quello che sta avvenendo per gestire le problematiche e le criticità.
In questo quadro è chiaro che il suo ruolo si modifica, diventa abilitatrice di processi e di una generazione sempre più distribuita e si tratta di rendere possibile un consumo responsabile e condiviso.
Un sistema ancora una volta partecipativo che, avvicinando così la produzione ai punti di consumo, e garantendo un governo intelligente dell’infrastruttura di distribuzione (sempre attraverso l’innovazione che ad oggi è rappresentata, tra gli altri, dai sistemi di automazione evoluta), ha effetti benefici su tutti gli attori in campo.
E in particolare sulla sfida centrale del nostro decennio: la transizione energetica.